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Recensioni
“Verde napoletano” tendente al giallo intenso
Le sfumature dell’intrigo nella Napoli di Letizia Trinches
di Emanuela Cicoira
I quartieri popolosi del centro, coi loro vecchi palazzi, le chiese, i banchi del pesce, le botteghe, i ‘bassi’ profumati di caffè di una Napoli degli anni ’80 ambigua e intrigante, fanno da sfondo alla bella storia d’amore e morte che la scrittrice Letizia Trinches tratteggia amabilmente nel suo romanzo d’esordio “Verde napoletano”, uscito nel 2008 per i tipi della casa editrice Pendragon di Bologna.

Una storia spennellata di giallo, più che di verde, tecnicamente parlando. Ma anche di molti altri colori, nero, oro, azzurro, rosso… i colori squillanti e intensi della città e quelli soggettivi catturati dai pennelli degli artisti attorno ai quali ruota la sofisticata vicenda. Vicenda d’arte: di chi la conosce e di chi finge di conoscerla, di chi la giudica e di chi la gestisce, di chi la sfrutta e di chi la ama; e, soprattutto, di chi la cerca senza trovarla e di chi la pratica senza saperlo.

Michele Mosti e Giovanni Aiello sono due pittori diversi tanto nel carattere quanto nello stile. Uno insegna all’Accademia, espone nella sontuosa villa di Posillipo di una coppia di noti galleristi, dipinge angosciose figure senza volto e conduce una vita dissoluta e irrequieta. L’altro è autodidatta, gestisce una piccola bottega, confeziona delicate Madonne su commissione, è schivo e onesto.

Muoiono a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, e alla morte sommessa di Giovanni, ritrovato suicida sulla spiaggia di Bacoli, fa da controcanto l’assassinio ‘artistico’ dell’affermato pittore Mosti e della sua giovane amante straniera, i cui volti sfigurati urlano l’orrenda messinscena di uno dei suoi inquietanti quadri senza né facce né idee.

Due pittori, le loro donne: diverse anch’esse come il Diavolo e l’Acqua Santa. Solo le voci si confondono nel medesimo stile narrativo, equilibrato, sinestetico ed elegante, dell’autrice esperta d’arte. Voci che si contendono la prima persona, alternandosi in capitoli ‘nominativi’ per tutto il racconto (Sara, Chantal, Chantal, Sara…), a tratti cedendo il posto a due insoliti ‘io’ astratti: l’anima di un misterioso defunto e la stessa Napoli.

Due coppie, dunque. Tre, se si aggiungono i coniugi galleristi Di Lorenzo, che se ne stanno a gestire i loro loschi traffici in un secondo piano spesso illuminato dai riflettori del proscenio. Quattro, se si considerano le due studentesse greche, biondine, belline, comparse accanto al maestro Mosti nelle sue ambigue serate mondane. Due-quattro sopracitati “io narranti”, un numero pari di “figuranti” (il critico e l’antiquario, il custode dell’Accademia e il vicecommissario…); persino l’arma del delitto potrebbe avere un sosia: la Trinches ha proprio il senso della simmetria pittorica.

E dei contrasti cromatici. Perché, mentre Giovanni e il commissario di polizia Chantal Chiusano si amano profondamente, Mosti e l’algida psicologa romana Sara Steno conducono vite distinte; se non fosse per gli incontri del fine settimana, parallele; il loro è un matrimonio di copertura, forse d’attrazione, d’amore niente affatto. Per questo la prima delle due mogli indaga e l’altra è una potenziale assassina…

Ma le apparenze ingannano (caro, vecchio, saggio detto). Le persone non sono quello che sembrano, non svelano quello che sono, a volte non sanno quello che sono – vedi il caso di 47, il “morto che parla”.

I caratteri hanno un colore e i colori hanno un carattere. Brillano, assorbono, riflettono. Stanno alla luce come gli esseri umani alla vita. Prendiamo il “verde napoletano”, per esempio: incanta, ma c’è da fidarsi?…

La vecchia Napoli di questo libro e di sempre, microcosmo che racchiude in sé tutto il bello e il brutto del mondo, pisola all’ombra del Vesuvio mentre i suoi eroi calcistici conquistano stadi e anime, guardando talenti affacciarsi e svanire, e ciarlatani ingannare e fuggire.
 
Lei, l’Unica, si sdegna e s’affanna. Tutto sommato s’accontenta. I pasticci le si addicono come le salsicce ai ‘friarielli’ – i quali sono verdi, tanto per cambiare…

A proposito: Napoleone s’era fatto rivestire gli interni della sua casa di Sant’Elena con carta da parati a motivi verdi. Lo sapevate?…

TITOLO: Verde napoletano
AUTORE: Letizia Trinches
CASA EDITRICE: Pendragon
ANNO: 2008
PAGG: 320
PREZZO: € 16
7/10/2009
  
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