Contatta napoli.com con skype

Cultura
Un amore moderno,
proiettato nell’antichità
Presentato alla Feltrinelli di piazza dei Martiri
l’ultimo libro di Giovanna Mozzillo
di Alessandra Giordano
Solo la penna di una donna – una donna di grande carisma e cultura – poteva tratteggiare un romanzo storico ambientato ben tre secoli fa sulla Costiera Sorrentina e farcelo sentire così attuale e vibrante ai nostri giorni.
“Quell’antico amore” di Giovanna Mozzillo (Avagliano editore, € 13.00), presentato nello Spazio della Feltrinelli a piazza dei Martiri ha avuto come commentatori Felice Piemontese e Marco Lombardi, e una fine dicitrice, Renata di Martino.

Ma la vera anima dell’avvenimento è stata lei, l’autrice, che, con piglio disinvolto e sorridente, ha parlato della sua fatica, della sua ricerca bibliografica e iconografica, snocciolando una competenza sia di canovacci della commedia dell’arte che di sceneggiature da film, affermando di aver preso spunto per il suo vivace romanzo proprio da quelle testimonianze di antichi viaggiatori, diplomatici e mercanti che all’epoca facevano rotta verso il Medio Oriente. Non nuova a questo genere di exploit, la Mozzillo, napoletana con il cuore a Massalubrense, diventata scrittrice quasi per caso dieci anni fa - aveva, infatti, già scritto “Le alghe di Posillipo” nel 94 e “La signorina e l’amore”, finalista al Premio Elsa Morante nel 2002 – riversa nei suoi scritti tutte le emozioni e le sensazioni perdute col tempo.

“E’ bello essere una donna, è bello essere una donna che scrive” dichiara lei stessa con slancio davanti ai tanti intervenuti alla presentazione del volume, alla quale simpaticamente ha fatto seguito un rinfresco offerto dal catering “Festeggiando”, di cui sono anima le due figlie dell’autrice.

Tre i personaggi principali Stella, Ignazio e Santillo; tre le storie d’amore che s’intrecciano sullo sfondo, prima di una Costiera Sorrentina riconoscibile nonostante il passare del tempo e, nella seconda parte del libro, di una Bagdad certo meno dilaniata di oggi. Amori proibiti e omosessuali, religioni che convivono, conciliazioni tra le tendenze divine e quelle terrene, finale aperto a… sorpresa, il tutto permeato da un linguaggio “barocco light” godibilissimo.

“Giovanna Mozzillo è una donna che abita la terra della felicità – ha detto Marco Lombardi definendosi suo lettore fedele – capace di trasferire questo abbandono e questa felicità di ispirazione nei suoi scritti”. C’è una totale immedesimazione dell’autrice con l’ambiente, un tutt’uno con i suoi personaggi creati dalla fantasia: la Mozzillo, assumendo di volta in volta il punto di vista di ciascun protagonista, racconta, in prima persona, dell’amore che nasce irrefrenabile durante la festa dello scoglio del Vervece - che si svolge ancora ogni anno il 15 di agosto - tra Stella, figlia di pescatori e Ignazio, aitante gesuita spagnolo.

La storia prenderà una piega tutt’altro che scontata con il rapimento del prete da parte di un predone saraceno; tra questi, infatti, scatterà un’impensabile passione, mettendo in luce una sorta di relativismo culturale che induce a guardare al mondo islamico con un occhio diverso. E ci si ritrova ad interrogarsi su quel Dio al quale s’impongono dei nomi diversi e per il quale si è pronti a sacrificare la propria stessa esistenza: tema quanto mai attuale in tempi d’insano fondamentalismo!

“Pur essendo una storia del 600 – ha affermato, infine, il critico Piemontese – è moderno il modo e lo scandire della narrazione con un linguaggio tutt’altro che archeologico, ma iperletterario e popolaresco, nutrito anche da inserti dialettali: una commistione perfetta che risulta essere la chiave del libro”.
27/10/2004
  
FOTO GALLERY
RICERCA ARTICOLI